Angela
Batoni
Trio
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Voce Angela Batoni
Violino Matteo Ceramelli
Organetto Rony Bargellini
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LIOMBRUNO
ovvero
«La
bellissima Istoria di Liombruno,
dove
s'intende, che fu venduto da suo Padre, e
come fu liberato, ed altre cose bellissime,
come
ascoltando intenderete.»
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Una delle più antiche e dimenticate novelle della “veglia” toscana
viene messa in scena in una particolare rivisitazione e interpretazione.
Lo spettacolo si situa infatti all’incrocio di diverse tradizioni, fra la cantata “a maggio”, il racconto
popolare e lo spettacolo di strada.
Il testo non è dell’epoca storica dei “maggi” ma
nasce dalla contaminazione fra il Cantare “Bellissima Istoria di Liombruno…” e la novella raccolta dall’Imbriani.
Del “maggio” si rispetta il canto in ottave popolari e lo
spirito drammaturgico del conflitto tra Bene e Male.
Un solo cantore/attore interpreta tutte le parti,
percorrendo i diversi sentieri della teatralità: la danza, il teatrino
delle marionette, il mimo, la maschera …
Più che raccontare la storia, egli rivive e fa
rivivere agli spettatori tutti i personaggi: ora serpente, ora aquila, ora
brigante, ora vento o pescatore, libera dalla sua bisaccia gli spiriti
della più profonda tradizione toscana.
Inoltre, un notevole lavoro, che differenzia
marcatamente questo spettacolo dal “maggio”, è stato condotto sul rapporto fra musica e
azione drammatica.
Se nel “maggio” uno o due strumenti intervallano le ottave,
cantate senza accompagnamento, qui la musica assurge a valore
drammaturgico, divenendo gli strumenti attori e controparti del
cantastorie.
In tal modo questa “cantata” diventa
altro dal “maggio”, ma l’intervento
e l’apporto personale del musicista e del cantore come
del maggiante erano e sono parte costitutiva
della tradizione, concepita non in senso meramente
archeologico-conservativo, ma di patrimonio vivente.
Con la nebbia
e con la brina
ogni dì
giungo a quest'ora
stento e fame
m'addolora
qui nel petto
come spina
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I miei figli
ho da sfamare
questa sera
per la cena
deh! finisca
la mia pena
tanti pesci dèo pigliare!
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Serpente
Pescatore
Serpente
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Vieni, vieni
o pescatore
con il figlio
tuo diletto
mi spezza il
cuor nel petto
sarai presto
gran signore
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Serpente
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La promessa
tu dèi fare
di portarmi
il più piccino
non mutare il
tuo destino
che sennò vi
fo ammazzare
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In quel
mentre sul più bello
giù dal cielo
sconfinato
il più bello
del creato
gli apparisce
un grande uccello.
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Ecco l'aquila
regina
ali grandi da
mantello
Liombruno per fardello
porta via sopra
una cima.
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Or che corro
come il vento
or che posso
scomparire
la mia
impresa può riuscire
fuggo via in
un momento.
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O che gioia o
che portento!
Ora posso
anche salire
le montagne
ed anco gire
alla tana del
re vento.
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Esso è il
vento Tramontano
che dovunque
soffia e spira
alle vette
attorno gira
ed arriva
assai lontano.
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